01 dicembre 2010

Sventato borseggio alla stazione di Pomezia

E' capitato ad uno di noi pendolari qualche giorno fa...

Non posso sopportare i vigliacchi. Soprattutto quelli che approfittano di una donna.
Stazione di Pomezia - S. Palomba, ore 18.35 di oggi, 23 novembre. Scendo dal mio solito treno partito da Termini, stracolmo e maleodorante, quasi in orario. Mi avvio come d'abitudine al parcheggio vicino al ponticello, quello dove qualche tempo fa mi hanno cappottato la Panda, senza motivo. La strada è illuminata ma seminascosta, davanti a me due giovani ragazze accelerano il passo. Dietro di me alcune presenze distratte si incaminano come noi.

Uno scooter con a bordo due ragazzi mi supera e raggiunge le ragazze davanti a me, fa inversione e il passeggero scende con slancio avvicinandosi di corsa alle giovani. E' un attimo: afferra la borsa a tracolla di una di loro e comincia a strattonarla. La ragazza urla ma non troppo: è sconvolta e concentrata a trattenere la borsa. Cade a terra. Allora urlo io a squarciagola: "AIUTO, EMERGENZA, UNO SCIPPO, FERMATELO". Mi butto in mezzo alla strada agitando la borsa e l'ombrello che ho in mano e mi dirigo verso il ragazzo a bordo del motorino: è immobile sul lato della strada aspettando l'arrivo del complice.

Da dietro le mie spalle vedo con la coda dell'occhio correre un uomo che esclama:"Sono della polizia, fermatevi". L'uomo si lancia sul rapinatore e lo trattiene a terra. Io resto faccia a faccia con il complice sul motorino: poteva essere mio figlio, 17/18 anni al massimo, viso pulito, occhi scuri, un ciuffo di capelli neri gli sporge dal casco non integrale, indossa un giubbotto chiaro e una sciarpa color crema a quadri. Lo fisso negli occhi e gli grido: "Vigliacco, dove vai?" Il ragazzo mi dice di lasciarlo, lui non c'entra niente. Accende il motorino e scappa via voltandosi a guardare cosa succede al suo amico rapinatore. Aveva l'accento romano: era italiano, come rrromano de roma è il rapinatore. Chiamo, ancora agitata e con il cuore a mille, i carabinieri che arrivano in 15 minuti e portano via il borseggiatore chiedendoci di seguirli in caserma per spiegare i fatti.

La ragazza è visibilmente sotto shock, come la sua amica; il poliziotto intervenuto era lì per caso, tornava anche lui a casa con il treno. Io ero sconvolta: è mai possibile che si debba rischiare la propria incolumità per avere preso un treno e voler tornare a casa dai propri cari?

E' un miracolo che non sia andata peggio. Sono qui a raccontare questo fattaccio perchè sia d'esempio ad altri pendolari, soprattutto donne: attenzione quando rientrate, avviatevi in gruppo verso la vostra meta e URLATE con tutta l'aria che avete in gola se dovesse capitare qualcosa.

Oggi un angelo in terra ci ha soccorso, domani voi potreste aiutare qualcun altro.

Il controllo sociale è l'unica possibilità che abbiamo per riuscire a sopravvivere ... in questa giungla d'asfalto.